mercoledì 22 ottobre 2008

RIFORMA O CONTRORIFORMA ?

Il decreto legge n.137, impropriamente definito “riforma Gelmini”, varato sbrigativamente nel mese di settembre dal Consiglio dei ministri capovolge da cima a fondo la scuola primaria e secondaria di primo grado, con scelte – non sottoposte alla discussione parlamentare – che non sono sostenute da alcuna giustificazione pedagogica e didattica.

La volontà del ministro di reintrodurre il maestro unico nella scuola primaria è grave. Ormai sono vent’anni che questa figura è stata superata con l'estensione a tutta la scuola dell’esperienza di collaborazione e condivisione di responsabilità tra docenti che era maturata nel Tempo pieno, che a Castellanza ha sempre avuto buona accoglienza e positivi riscontri da parte delle famiglie.
Un tempo ogni maestro insegnava tutte le materie, affrontava tutti i problemi della didattica e della classe. La scuola era pertanto molto selettiva perché un’unica figura non era in grado di approfondire le conoscenze né di limitare la dispersione scolastica intervenendo sulle fasce più deboli di scolari.

Poi, proprio attraverso la sperimentazione della pluralità docente nel Tempo Pieno degli anni Settanta, si è visto che la collaborazione e suddivisione dei compiti tra docenti limitava l’insuccesso scolastico e migliorava la qualità dell’insegnamento. Così con gli anni Novanta questo modello è stato esteso a tutta la scuola elementare.

Perché intervenire con misure distruttive in un settore della scuola pubblica che secondo le indagini OCSE ( Organizzazione per la cooperazione elo sviluppo economico) è ai primi posti nel mondo?

Nel suo insieme il progetto governativo, punta a ottenere i seguenti risultati:

- sul piano finanziario è prevista una diminuzione della spesa, da raggiungere con un taglio di oltre 85.000 insegnanti ( tra questi anche insegnanti di sostegno e facilitatori per gli extracomunitari) e il blocco delle assunzioni per circa dieci anni:

- sul piano della didattica ci sarà una riduzione delle ore di lezione (24 ore settimanali nella scuola primaria) con l’inevitabile annullamento delle compresenze e della cooperazione dei docenti;

- sul piano dell’offerta all’utenza la riduzione del tempo scuola creerà difficoltà in tutte le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano.

L' azione del ministro servirà solo a mettere in difficoltà la scuola pubblica favorendo quella privata.

Già oggi, senza la “riforma” Gelmini l'Italia destina alla scuola il 9,3% del pil contro una media europea del 13,2, dopo l'approvazione la scuola pubblica avrà meno risorse e potrà offrire alle famiglie solo un tempo “riempito”, mentre le famiglie più ricche potranno permettersi i costosi servizi di qualità della scuola privata.

Il circolo PD di Castellanza