mercoledì 16 dicembre 2009

DONNE E POLITICA. IL COMMENTO DI UN NOSTRO ISCRITTO.

Cara portavoce,

certo non ti sarà sfuggito come in questi ultimi mesi in Italia sia cresciuto un dibattito sulla partecipazione femminile alla vita politica locale. Per quanto ne so, il fondamento giuridico di tale discussione risiede anche, ma non solo, in una disposizione del Testo Unico degli enti locali (d.l. n. 267/2000), che recita tra l’altro: “Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna, e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del comune e della provincia”. Il fuoco della polemica è invece divampato dopo che, nello scorso settembre, il Tar di Lecce ha sciolto l’appena costituita giunta provinciale di Taranto perché composta da soli uomini. Per onor di cronaca, era una giunta di centrosinistra; molti altri casi che da allora sono venuti alla ribalta (tra province e comuni, si possono ricordare ad esempio quelli di Ascoli, Eboli, Fermo, Molfetta e Villasimius) risultano abbastanza equamente distribuiti tra tutti i vari schieramenti politici. Sarebbe perciò del tutto affrettato concludere che il problema delle pari opportunità sia meno sentito soprattutto nei partiti di orientamento conservatore. Come del resto è evidente che, a rigore, tutti questi episodi testimoniano il mancato rispetto delle così dette ‘quote rosa’, ma non altrettanto apertamente un’assenza di volontà di aderire al principio delle pari opportunità: dove l’uno, quello delle ‘quote rosa’, non è che uno strumento, talvolta anche criticabile e grossolano, comunque approntato affinché diventi più agevole il godimento di un sacrosanto diritto costituzionale, quello appunto delle pari opportunità, il cui grado di esercizio effettivo rappresenta un sicuro indice di civiltà. In astratto, dunque, la garanzia di pari opportunità non è incompatibile con l’occasionale verificarsi di circostanze in cui una giunta sia costituita di soli uomini (o di sole donne, ovviamente); nel concreto, tuttavia, siamo pressoché tutti d’accordo nel presumere che, laddove non vi sia adeguata partecipazione femminile ai momenti della decisione politica, è più che probabile che non vi sia stato adeguato rispetto del principio di pari opportunità.
Ho il sospetto che ciò possa essere accaduto anche nella mia cittadina: dove la giunta, sindaco e sette assessori, è tutta declinata al maschile; dove tra i rappresentanti della pubblica amministrazione (nelle aziende in cui questa detiene una partecipazione) mi pare che donne non ve ne siano; dove tra i banchi della maggioranza in consiglio comunale siede una donna sola, Raffaella Redaelli. Come sappiamo, la composizione della giunta e la nomina dei rappresentanti delle, diciamo così, ‘municipalizzate’ furono stabilite senza un diretto confronto con gli elettori. Quanto al consiglio, rilevo che l’essere donne non deve essere stato un fattore premiante in ambito elettorale: due candidati sindaco alle ultime amministrative erano infatti donne e, nonostante le loro indubbie capacità e la tenacia con cui anche adesso svolgono il proprio ruolo di capigruppo di opposizione, non riuscirono a essere designate. Senza voler offrire giustificazioni di comodo all’attuale giunta castellanzese, che in ogni caso avrebbe potuto fare almeno qualcosa per bilanciare questa tendenza, mi pare comunque di poter desumere il peso di un elemento culturale che ancora ostacola la partecipazione politica attiva femminile nella nostra città, e la rende perciò malauguratamente provinciale.
In questo quadro, mi fa allora sentire un pochino orgoglioso il fatto che nel nostro circolo del Partito Democratico gli incarichi di portavoce e di tesoriere, insomma i due più importanti, siano stati affidati a due donne. E spero che sia così anche in futuro. Non mi nascondo però che sia tra i nostri iscritti, sia tra coloro che più fattivamente partecipano alla vita del circolo, le donne (così come chi abbia meno di trent’anni) siano assai meno della metà. Non lasciamo cadere quanto ci distingue da taluni partiti, e fortunatamente ci accomuna ad altre associazioni politiche del contesto locale; anzi, facciamo di più, proseguendo su questa strada.


Con i migliori saluti,
Un iscritto

mercoledì 9 dicembre 2009

LETTERA DI UN ISCRITTO ALLA PORTAVOCE DEL NOSTRO CIRCOLO, RITA DI SAPIO.

Cara portavoce,

come già saprai il sindaco ‑ che è anche, di conseguenza, direttore responsabile del periodico dell’amministrazione comunale “Castellanza Viva” – ha molto di recente comunicato ai capigruppo del consiglio comunale la decisione di ridurre lo spazio destinato dalle comunicazioni che provengono da tali gruppi, e motivato tale decisione con l’intento – cito – “di dare maggiore spazio alla città e ai suoi cittadini tra mite la pubblicazione di tutti gli articoli pervenuti dalle associazioni” presenti sul territorio. Si dice anche che ciò avverrà “specialmente in questo numero”, cioè in quello di dicembre che sta per essere chiuso in redazione, ma appunto quell’avverbio lascia presagire che altre riduzioni, in forma e misura che non ci è dato di sapere, saranno stabilite anche nel prossimo futuro. E pure si dà avviso che gli articoli già presentati dai gruppi di minoranza, e che avrebbero dovuto essere ospitati nel numero in argomento, saranno comunque pubblicati sul sito internet dell’amministrazione.
Qualcuno potrà dire che la questione non ci riguarda, dato che il Partito Democratico non ha direttamente alcuna rappresentanza nel consiglio comunale (e anche se è noto a tutti come almeno un consigliere di minoranza sia ugualmente parte attiva e importante nel nostro circolo di partito). Oppure si dirà che, di fronte a un fatto così piccolo, non pare certo il caso di farne un dramma. Tuttavia proprio nel suo piccolo questo episodio mi sembra svelare la carenza di senso democratico che purtroppo contraddistingue la cultura politica della maggioranza di cui è espressione l’attuale giunta di Castellanza. E questo è un aspetto sul quale il Partito Democratico non può non far sentire la sua presenza. Infatti, benché non sia mai facile leggere tra le parole le altrui intenzioni, non è difficile individuare in questo frangente una certa velleità della parte politica cui il sindaco appartiene di contenere l’eco delle voci maggiormente critiche nei suoi confronti. Nessuno l’ha ancora dichiarato apertamente, ma le manovre in vista delle comunali del 2011 sono già in atto su molti versanti, ed a qualcuno può sembrare il caso di limitare quei pochi spazi di visibilità e di comunicazione che ancora restano a quelle associazioni politiche che tra non molto saranno avversarie nella competizione elettorale.
Comunque sia, vorrei sottolineare innanzitutto come “Castellanza Viva”, periodico dell’amministrazione comunale e non di quelle sole forze politiche che la governano (e che peraltro non raccolsero, se non sbaglio, neanche la metà dei consensi di quanti tre anni fa espressero il proprio voto), costituisca un tramite della comunicazione cittadina assai più efficace del sito internet municipale: questa è consegnata a tutte le famiglie della città, l’altro è visitato da un numero assai ridotto di persone. La scelta del direttore responsabile della testata implica quindi una sostanziale riduzione delle residue possibilità di informazione di cui dispongono le cosiddette minoranze ‑ che nel loro insieme sono rappresentative della maggior parte dell’elettorato ‑ sia per tenersi in contatto con la cittadinanza, sia per mantenerla al corrente di quanto realmente stia accadendo nel loro comune.
Una scorsa ai contenuti dell’ultimo numero uscito di “Castellanza Viva”, può servire a meglio spiegare quanto sto scrivendo e a mostrare quanto, tolte le tre paginette lasciate ai gruppi di minoranza e che d’ora innanzi saranno ancor meno, tale periodico si accosti ormai più a uno strumento di propaganda del gruppo di governo, che a un bollettino di informazione sull’andamento della vita pubblica cittadina. Si esordisce con un articolo su “Castellanza Servizi e il suo patrimonio immobiliare”, dove si magnificano i presunti vantaggi di un’operazione finanziaria che in realtà suscita più di una perplessità e comunque comporta la dismissione, nel bilancio del comune, di un cespite del suo patrimonio. Un paio di pagine più in là, tuttavia, dando notizia dell’acquisto della cosidetta “area dei camilliani”, se ne mette a risalto la caratteristica di andare “ad arricchire il patrimonio immobiliare di palazzo Brambilla”. Oltre alle evidenti contraddizioni che queste due informative avrebbero messo in evidenza, se fossero state accostate all’interno di un solo articolo, perché nulla si dice per esempio circa la costituzione della società Castellanza Patrimonio s.r.l., alla cui futura attività le due operazioni sopra citate paiono invece in qualche modo funzionali? Ma andiamo oltre: “Castellanza Viva” si occupa poco più avanti dei palazzi di via S. Giulio, rassicurando che “la priorità dell’amministrazione comunale è proprio quella di dare alle famiglie che attualmente risiedono in [quei] palazzi una nuova sistemazione adeguata, senza attendere oltre; un cambio di rotta che manifesta la volontà di mettere in pratica ciò che è stato promesso in campagna elettorale e che è scritto nero su bianco nel programma della giunta Farisoglio”. A parte che nulla si dice delle ansie, le aspettative, le perplessità, le incertezze, i disagi che tali famiglie hanno vissuto, continuano a vivere e ancora vivranno, non sembra quello appena trascritto un buonissimo esempio di propaganda di fazione? Ma andiamo ancora un po’ oltre. È la volta del piano per il diritto allo studio 2009/2010, “tanti progetti a favore delle scuole del territorio” secondo la redazione di “Castellanza Viva”, secondo le opposizioni un esempio da manuale della totale mancanza di provvedimenti volti a favorire il concreto esercizio di un diritto fondamentale dei cittadini, anche da parte di quelli meno abbienti, che hanno bisogno di contributi allo studio, non di un premietto ai più bravi alla fine della terza media, di un buon doposcuola, un buon servizio di trasporto e di una mensa adeguata, prima che di un corso di giornalismo e di una maglietta con il logo della scuola, di una facilitazione linguistica che non si esaurisca a cinque ore (che sono meno dell’orario di un solo giorno) alla settimana. Potrei continuare, ma già così si capisce: il messaggio è quello di un’amministrazione (i.e. la compagine Farisoglio) che risolve i problemi, mentre la realtà è che spesso nemmeno li affronta, neanche li vede.
Dunque, ben venga che “Castellanza Viva” si apra alle associazioni, o a certe associazioni. Avremo un bel numero fitto di elogi al sindaco e di auguri di Buon Natale. Ma non si poteva consentirlo sacrificando qualcuna delle ventinove pagine che fanno battage all’incipiente campagna elettorale del sindaco Farisoglio, si dovevano proprio tagliare le tre a disposizione dei gruppi di minoranza?

Cordiali saluti
Un iscritto

IL CONSIGLIO COMUNALE. COMMENTO DI UN ISCRITTO AL PD

Torno adesso, da spettatore, da una seduta del consiglio comunale che mi ha indotto a pormi alcuni interrogativi specialmente riguardo ai doveri e alle prerogative del presidente di tale consiglio.La principale anomalia della serata è consistita nel fatto che la maggioranza, non disponendo per gran parte della seduta del quorum di undici voti necessario all'approvazione della cosiddetta eseguibilità immediata dei provvedimenti adottati, si è trovata per lunghi tratti a fare ostruzionismo in aula, atteggiamento che in teoria ci si aspetterebbe semmai dall'opposizione. Ciò è avvenuto a causa dell'assenza di alcuni consiglieri di maggioranza, si è detto per motivi di lavoro, e del forte ritardo , minuto più, minuto meno due ore e mezza con cui si è presentato il consigliere Cerini, prima impegnato in un evento organizzato dal Club Alpino Italiano. Per inciso, non voglio certo negare l'altissima rilevanza sociale delle forme di associazionismo privato; tuttavia mi stupisco che un rappresentante eletto dalla comunità si senta di anteporre simili impegni di questa natura ai doveri della rappresentanza collettiva. Comunque, dopo lo svolgimento del primo punto all'ordine del giorno, che consisteva nell'approvazione dei verbali delle sedute precedenti, il sindaco, con l'evidente intento di sottrarre la propria maggioranza all'impasse numerico che si era creato, ha avanzato una mozione d'ordine consistente nell'anticipazione della discussione dei punti finali dell'ordine del giorno , ovvero delle mozioni e interrogazioni presentate dai gruppi di minoranza avanti agli altri nella stessa successione già inizialmente prevista, la cui trattazione sarebbe così presumibilmente slittata a lunedì: così, almeno, è parso di capire sia a me, sia ad altri presenti in sala, sia ai consiglieri di minoranza, e credo che risulterà anche dalle registrazioni della seduta, se se ne fanno.Comunque sia, la mozione è stata accolta a maggioranza. I consiglieri di minoranza hanno quindi abbandonato temporaneamente l?assemblea, sperando di consentire, attraverso la pratica (e penosa) rinuncia alla disamina delle proprie mozioni e interrogazioni, un tempestivo passaggio alle più spinose e urgenti questioni previste dall'ordine del giorno. A questo punto, tuttavia, l'assemblea è proseguita su quello che inizialmente era il decimo punto; alle ovvie rimostranze di consiglieri quali Terzi e Palazzo, il presidente Frigoli ha obiettato che non gli era stato possibile, e proprio a causa del comportamento delle minoranze, illustrare più chiaramente la mozione d'ordine del sindaco, ed è stato fatto circolare, come corrispondente a detta mozione, un foglio illustrativo della proposta inversione argomenti ordine del giorno ove le questioni più scottanti appaiono relegate esattamente in fondo alla lista. Noto che, così come appare in tale documento, la mozione non si sarebbe potuta accettare, se non altro perché, fa scadere al n. 14 il punto relativo all'approvazione dei verbali delle sedute precedenti in realtà già discusso e che, in ogni caso, credo che una buona norma preveda di porre sempre in esordio dell'assemblea. Nulla di tutto questo mi pare però sia stato rilevato dal presidente Frigoli, il quale peraltro ha poco più tardi consentito che gran parte della serata fosse consumata da un intervento smaccatamente pretestuoso (hanno contestualmente rilevato, a microfono spento e appena fuori dai locali della biblioteca, anche due importantissimi membri della maggioranza ) dell'assessore Galli, che si è messo di buona lena a leggere una bella manciata di articoli del codice civile, e da un reiterarsi di vicendevoli repliche, che poco o nulla sono sembrate avere a che fare con il punto proposto alla discussione assembleare, tra lo stesso assessore Galli e i consiglieri Sartori e Tarantino.Ora, mi chiedo, non è compito del presidente procurare, pur con tutta la sensibilità richiesta dalle circostanze, che la discussione non fuoriesca e non rimanga tanto a lungo estranea a quanto stabilito dall'ordine del giorno? Non dovrebbe richiamare, all'occorrenza, anche i consiglieri di quella maggioranza da cui egli stesso proviene al rispetto del regolamento consiliare? E, soprattutto, non dovrebbe cercare di assumere una posizione quanto possibile super partes? Ma ho la sensazione che così non sia stato: tanto per fare un esempio, quando il consigliere Cerini, passate le undici da un bel pezzo, ha finalmente fatto la sua comparsa, e la maggioranza ha finalmente potuto disporre dei numeri che le occorrevano, i lavori consiliari hanno improvvisamente subito una brusca accelerata, e in men che non si dica due o tre provvedimenti sono stati fulmineamente approvati.